Ciao Viga,
come va? Te lo stai riprendendo il tempo con il tuo Lucky? L’altro giorno quando mi è giunta notizia ti ho subito pensato e mi si è scaldato il cuore, come se qualcosa fosse andato al posto giusto, quella sensazione strana che ti dà quando incastri un pezzettino di puzzle.
Gennaio è sempre strano da quando tu non chiami più e devo chiamarti sempre io. Parte il Ciuffo solitamente e io lo seguo a ruota, perché lui ha quella capacità di riportare a galla quelle sensazioni che io cerco sempre di sotterrare sotto un metro di terra o qualche km. Questa volta ci si è messo pure Lucky. Poi però arrivano i segnali, tu ai segnali ci credevi.
In questi ultimi anni di corse e lunghi in Grappa, grazie anche all’orso che mi hai inviato ho conosciuto una ragazza, è gentile, è un’anima buona sempre disponibile, semplice e sai che l’altro giorno ho scoperto che ti conosceva? e io non lo sapevo? Abbiamo parlato di te, non ricordava il tuo nome, ma ricordava Lucky, Stella, Cody e Easy e sopratutto ricordava la Canoa legata sopra al furgone.
Ecco questo è stato il segnale, ti ho sentito bussare alla porta e ho deciso che è inutile sotterrare le cose, meglio scriverle.
Io non credo di essere una di quelle che ti conosceva più di tutti, anzi sei comparso per caso nella mia vita, ma come sei arrivato poi ci sei anche rimasto. Abbiamo condiviso parecchie cose, di me sapevi praticamente tutto, io con te mi sfogavo perché eri lontano, esterno, avevi quel punto di vista diverso che mi faceva star serena. E tu con me parlavi, dio solo sa ORA, quanto cazzo parlavi. Talvolta, te lo confesso, finché parlavi appoggiavo il telefono alla scrivania e ti lasciavo vaneggiare, sentendo la tua voce da lontano. Quando ero in noia però chiamavo te, la persona più incasinata del mondo, ma io chiamavo te, perché tu mi facevi sentire al posto giusto, anche se poi in realtà non lo ero affatto.
Hai presente quella sensazione di vuoto? Non come quella del pezzettino di puzzle che si incastra al posto giusto, ma esattamente il contrario. Quella sensazione di apnea, come se il momento per ritornare a respirare non arrivasse mai, ecco. Io sento quello qualche volta, quando penso a te. Come se non fossi più in grado di tornare a respirare, per questo sotterro tutto spesso. Invidio il Ciuffo che ti sogna e parla con te la notte, mi sembra sereno lui, a me a volte mi sale da dentro questa bolla di vuoto che cerco di mandare giù, deglutirla per non sentirla. E’ fisico il male, io che il male molto spesso ce l’ho in testa, quando penso a te, quando parlo con te a volte, il male lo sento fisico, anche se non ce l’ho, sento proprio questa bolla di vuoto che sale, come quando sei al 20esimo e non hai ancora mangiato niente perché te ne sei dimenticata e il tuo stomaco te lo ricorda lanciandoti bolle di vuoto verso l’alto. Ecco, io invidio il Ciuffo.
Oggi, ho una bussola e delle buone scarpe, una bella cartina e so dove devo andare, più o meno. Sto cercando di seguire i segnali e farmi coccolare dal flusso. Ragiono sul quì e ora, sul passo davanti all’altro, sto cercando di creare scale di priorità per imparare a capire cosa merita la mia attenzione e cosa può aspettare. Non ho spazio e fiato per tutto, quindi continuo a creare scale e liste, funziona. Faccio na fatica boia ma funziona.
La cosa dei segnali mi sta un pò sfuggendo di mano. Mi sono lasciata volutamente inseguire dalle chiamate dei ragazzi della Grande Corsa Bianca perché non volevo rimettermi difronte a quella cosa ancora. Lo sai che è un punto fisso, un ostacolo, un qualcosa che è rimasto in sospeso e che vorrei chiudere, ma ho paura. Sto valutando tutte le variabili per capire se è da fare o no e aspetto un tuo segnale, all’ultimo. Di certo, una cosa l’ho capita: oggi sono più allenta di quando ci siamo messi in testa di farla assieme, oggi ne ho, ma Nano ne ha 10 ad Agosto e nonostante il nostro allenamento la mia testa mi dice sempre che come quella volta qualcosa andrà di certo storto, e allora perché rischiare? Non lo so. Attendo il tuo segnale.
Quando mi invento di far qualcosa però le cose attorno a me cambiano: la motivazione cambia, i miei pensieri mutano, la mia forza triplica. Immagino, creo, simulo. Costruisco liste di cose che potrebbero andare bene, liste di cose che potrebbero andare storte, elimino il superfluo, gestisco quello che mi sembra difficile. E’ questione di pratica, credo. Allenamento per rimanere nel qui e ora.
Quando mi pongo un obbiettivo o comincio a pensare ad un obbiettivo ogni mia uscita viene colorata da questo, ed è veramente bello e gratificante per me camminare e correre sentendo che quello che sto facendo ha un senso. momentaneo ma ce l’ha.
Oggi finché camminavo pensavo a te, pensavo a come sarebbe averti qui ora. Poi mi son resa conto che probabilmente è assurdo: io sono dove sono perché quello che è successo mi ha portato a questo. Probabilmente se tu potessi ancora chiamarmi, se tu fossi ancora qui, io non passerei la maggior parte del mio tempo libero oggi a correre su e giù per monti e crode. Ma se potessi fantasticare, cosa che faccio raramente, correremo assieme e sarei spesso dalle tue parti, il nano sarebbe più magro e io probabilmente più forte perché tu avresti avuto un sacco di consigli da darmi per migliorarmi e allenarmi con più costanza e metodo. Mi rendo conto ora, che senza volerlo mi hai regalato un obbiettivo, qualcosa che io non pensavo di poter fare. Mi hai messo un seme nella testa prima di andartene e quel seme poi è cresciuto. Ci ha messo un pò a crescere, lo so. Ma io son lenta su certe cose, devo vagliare tutte le possibilità e le variabili, valutare ogni dettaglio, abituarmici, ripeterlo, studiarlo, viverlo, smontarlo e studiarlo ancora, riviverlo, ragionarci… e forse poi metterlo in piedi. Si, son lenta, molto lenta su determinate cose. Poi quando le capisco e c’ho riflettuto abbastanza mi ci butto e le faccio. Mi son volati i km sotto i piedi in questi ultimi 3 anni… ma ce ne ho messi 2 per riuscire a capire cosa e come dovevo farlo. Mi hai regalato qualcosa che non credo si possa donare: una passione.
♥️